Alcuni pensieri sbagliati di Pietro Archiati

05.10.2013 11:12

Una guerra non diventa giusta se la si chiama missione di pace o preparazione della pace... Perché Gesù disubbidisce al sabato? La legge del sabato è quella del non fare, dunque è una legge proibitiva. In ebraico la parola “sabato” è data dalla radice “sciabàt”, formata dalle tre lettere “scin”, “bet” e “tav”, e significa: “cessare”, “non fare alcunché”, “riposare”, ecc. Una legge che impone la cessazione di un fare è comunque sempre un’imposizione. Infatti una legge impositiva formalmente rovesciata è proibitiva. Legge proibitiva e legge impositiva sono diverse solo nella forma, non nella sostanza a cui si riferiscono. Il non fare in giorno di sabato o il fare la santificazione del sabato che la legge ebraica esige sono la stessa esigenza. Ecco perché il sabato ebraico è da un lato legge impositiva del giorno di riposo settimanale, consacrato a Yhwh (Jahve) che ha riposato nel settimo giorno della creazione (Es 20,11; Gen 2, 2-3; Es 23,12), e dall’altro lato è motivazione della rispettiva legge proibitiva “Non fare lavoro alcuno (in giorno di sabato)” (Deuteronomio 5,14).

L’istituzione del sabato, caratteristica del giudaismo (Ne 13, 15-22; I Mac 2,32-41), è però violata dal Cristo (Mt. 12,1s; Lc. 13, 10s; 14,1s) e ciò significa che lo spirito legalista non è del Cristo, dato che il Cristo se ne libera e pertanto che l’uomo che si emancipa dal legalismo (l’uomo che evolve se stesso) può liberarsi sempre di più dalle leggi mediante epicheia, che è la politica del Cristo e che, nella filosofia della libertà di Rudolf Steiner, è l’individualismo etico.

L’idea di Pietro Archiati è dunque illusoria e castrante, anzi, è una vera imbecillità: un nuovo ordine mondiale fatto di proibizioni anziché di imposizioni è sempre il vecchio ordine imposto in modo autoritario anche se formalmente lo si vuole chiamare democratico (Dice Steiner: “Supponiamo pure che l’ideale della convivenza sociale sia la democrazia. Ma se si volesse introdurre la democrazia in qualche luogo, essa porterebbe necessariamente nella sua ultima fase alla propria soppressione. Nella democrazia c’è necessariamente sempre la tendenza, quando i democratici sono riuniti, che uno voglia sopraffare l’altro, che uno voglia aver ragione nei confronti dell'altro. È del tutto ovvio. Essa cerca il proprio dissolvimento. Si provi dunque ad introdurre in qualche luogo la democrazia: si può pensarlo nella forma più bella. Ma trasportata nella realtà, la democrazia conduce sempre all’opposto della democrazia, come il pendolo ritorna nell’altra posizione. Nella vita non va altrimenti. Le democrazie moriranno sempre dopo qualche tempo per la loro natura democratica” (R. Steiner, “Esigenze sociali dei tempi nuovi”, Dornach, 6/12/1918, 4ª conf., Milano 1971).

Un esempio: l’IMPOSIZIONE dell’imposta, poniamo del 70% (come avviene oggi) sul mio reddito, e/o la PROIBIZIONE di usufruirne più del 30% che differenza fa? Non vi è alcuna differenza. La schiavitù rimane. Certamente ci si può anche sentire liberi di usufruire addirittura di meno di quel 30% per donare di più alla casta dei legulei chiamata Stato, ma tale sentirsi liberi non è che masochismo schiavistico mascherato da libertà. Ed è proprio questo che Pietro Archiati predica come filosofia della libertà di Steiner. Ma è una mascalzonata poggiante su un modo di sentire, non su un pensare. Un modo di sentire oltretutto autocastrante. È il sentire dello schiavo che ha perso ogni fiducia in sé come individualità umana, e che perciò opta per lo Stato etico (di Fichte, Schelling ed Hegel) anziché per l’individualismo etico.  

Se ci attenessimo alla falsa idea di Pietro Archiati di liberare l’organismo sociale dalle costrizioni dello spirito legalista attraverso la mera trasformazione delle leggi costrittive in leggi proibitive, daremmo solo legittimità al formalismo dello stesso ipocrita spirito leguleio, condannato da Gesù, e che fu poi causa della sua morte. Dunque procedendo nelle cose dell’economia, del diritto, e della cultura, come se l’etica provenisse da formalismo, continueremmo ad avere gli stessi problemi di prima: un’economia del debito, un diritto rovesciato, ed una cultura barbara.

Il formalismo, basandosi sulla mera forma, è tutto “deduzione” senza intuizione della sostanza delle cose, perciò va bene per l’informatica e per il suo linguaggio binario: la macchina, “deducendo” da una stringa di un linguaggio informatico uno scatto eseguibile, lo compie immediatamente senza alcuna mediazione intuitiva.

Applicare questo all’uomo è per l’etica un assurdo, dato che se la motivazione dell'agire umano provenisse da neutre deduzioni, leggi, o logiche formali, genererebbe non uomini liberi, ma meccanici esecutori, uomini scattanti in stile "wehrmacht", in altre parole: cretini!

Oltretutto se si accettasse ciò che dichiara Archiati, vale a dire che lo scopo naturale del potere dovrebbe essere quello di creare controforze affinché l’uomo possa esercitare la libertà, si legittimerebbe il potere nel suo mestiere di impedire la libertà. Accogliendo l’idea delle leggi proibitive sostitutive di quelle costrittive - in quanto, come Archiati insegna, è possibile, manipolandole, trasformare tutte le leggi costrittive in leggi proibitive - si accoglie solo un medaglione dell'orrido con le sue due facce: da un lato la costrizione, e dall’altro l’impedimento, la proibizione, senza cambiare alcunché, dato che qualunque potere può sempre legittimarsi con la legge proibitiva, cambiando forma, cioè la dicitura formale da costrittiva a proibitiva. Solo un pirla potrebbe volere una cosa del genere.

Dunque delle due l’una: Pietro Archiati è un malato mentale molto grave, oppure ha in mente qualcosa di diabolico per cui passa per normale in un mondo come il nostro in cui il pensare è stato bloccato nell’umano in un modo o nell’altro. Credo si comporti così perché è stato abbagliato dal potere ecclesiastico e vuole in un modo o nell’altro formare una sua chiesa proponendo il suo sentire e falsificando Steiner. Ma non andrà da nessuna parte. Se non si converte davvero al Cristo resterà il businessman che è, anzi un “cheat”. Essere cristiani significa essere epicheici. Non significa essere religiosi. Perché religiosi lo si è solo se si opera epicheicamente, e non fideisticamente o secondo credenze filosofiche. 

Quando mai le credenze religiose o filosofiche servirono l’uomo? Esse da sempre assorbono le coscienze umane per servirsene! E così fa inconsapevolmente questo oratore di professione: pur sapendo che è necessario rinnovarsi, cambiare pagina, e soprattutto cambiare secolo, cioè rispettare lo spirito del tempo in cui siamo, egli continua a presentarsi come conferenziere dell’ottocento, perfino nell'abbigliamento. Nel tempo dell'informatica si presenta ancora con lavagna e gessetti, oggi inessenziali... ed è lui stesso poi a dire di usare lavagna e gessetti per prendere pensiero... Roba da manicomio. Pur sapendo che le religioni, i filosofismi e gli ideologismi sono l’oppio dei popoli, egli continua imperterrito nel tentativo di imbastire una morale nuova, secondo lui steineriana, fatta di leggi negative secondo lui steineriane, in contrapposizione a quella kantiana… Steiner però dice tutt’altro e tutto il discorso di Steiner potrebbe essere così sintetizzato: non si tratta di continuare a creare nuove leggi che valgano per la libertà di tutti, bensì di attuare l’epicheia, cioè la vera politica di Gesù di Nazaret.

Invece Pietro Archiati usa Steiner o la filosofia di Steiner al posto dei vangeli, intesi come una specie di dietetica... in luogo dell’etica individuale, che solo il singolo può attuare per se stesso (individualismo etico)... Oppure usa esegeticamente i vangeli o le scritture per spiegare la filosofia di Steiner come “necessità” della libertà (contraddizione in termini)! In ogni caso però, cioè sempre, imbriglia se stesso nelle pastoie di un dio creatore dal nulla, ad immagine bassamente umana, e frutto della propria mente tormentata, non serena ma apodittica... Se in riferimento alla trasformazione da lui predicata delle leggi del “fare” in proibizioni, cioè in leggi del “non fare”, qualcuno gli dice: “Oggi la guerra è chiamata missione umanitaria, dunque i nomi sono importanti, ma questo è solo trasformismo concettuale”, Pietro Archiati prontamente risponde: “Questo è il tuo parere, io ho un altro parere”. Che risposta! 

In ogni caso lo spacciare la filosofia della libertà o le idee di Steiner per l’aberrazione leguleia di cambiare la forma delle leggi per legittimarle è un’ipocrisa, disdicevole come ogni altra ipocrisia da lui predicata. E questo è il mio parere.