La percezione irreale di Archiagoittlieb

29.07.2013 10:37

Archiagottlieb, ponendo al pubblico un quesito sulla realtà della percezione (e ponendolo in modo retorico dato che poi risponde subito egli stesso) nega realtà alla percezione: “C’è una realtà che veramente è fuori della coscienza? Sì!, ed è la percezione, che proprio per questo non è una realtà, perché è fuori della coscienza!” (P. Archiati, “Esistono limiti alla conoscenza?”, Ed. PENSARELIBERO).

Mi chiedo dove sia la logica di questa affermazione. Se dico di una cosa che essa è una realtà, posso fare ciò solo perché di quella cosa sono cosciente. Come faccio poi a sostenere immediatamente il contrario e dire che essa è fuori dalla mia coscienza?

Non posso. Archiagottlieb invece può. E tutti zitti! Pensiero debole dell’oratore o dei muti ascoltatori? Fatto sta che slogan come “un po’ di qui e un po’ di là” o del “qui lo dico e qui lo nego” del comico Giorgio Panariello che riprendono satiricamente la filosofia del “ma-anchismo” del politicatro Walter Veltroni, diventano in Archiagottlieb antroposofia.

Oggi l’ottundimento imbelle del pensare in cui deliranti psicologismi sono scambiati per antroposofia è spaventosamente ridicolo!

Che fuori dalla coscienza ci siano delle realtà è possibile affermarlo a condizione di non considerare realtà solo ciò che è dentro. Se invece crediamo realtà solo ciò che è dentro non possiamo neanche supporlo. Solo in stato sognante potremmo supporre fuori dalla nostra coscienza delle realtà nella convinzione che sono realtà solo dentro la coscienza.

Osservare la superficialità dell’oratore di professione Archiagottlieb, e contemporaneamente la mancanza di osservazione dei suoi ascoltatori non mi sorprende. Dopo avere assistito all’“allotriofagia” di coloro che come bestie urlanti in piazza S. Pietro acclamavano la fumata bianca del nuovo papa senza nemmeno sapere chi fosse, nulla mi meraviglia più.

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Chi ritiene le cose reali NELLA MISURA IN CUI sono dentro e non fuori della coscienza, ritiene realtà ciò di cui è cosciente e non realtà ciò di cui non è cosciente. In altre parole conferisce realtà solo a ciò che conosce. Se per esempio non sa cosa sia un bemolle o un diesis dice che bemolle e diesis sono non realtà

Ora, affinché non sembri che tutta questa riflessione sia condotta fuori dal suo contesto reale, ecco il contesto delle frasi precedenti: “la Filosofia della Libertà - dice Archiagottlieb - crea l’equilibrio fra l’affermazione degli idealisti, che vorrebbero farci credere che si trova realtà senza il lato della percezione e lo spirito anglosassone che vorrebbe farci credere che si trova realtà senza il lato del concetto, soltanto con la percezione. E la Filosofia della Libertà ti dice: no!, la realtà ce l’hai quando metti insieme tutti e due” (Archiati, op. cit., ibid.).

Considerando il contesto, risulta dunque che dopo avere affermato che la realtà è l’insieme di percezione e concetto, e che quindi la percezione è parte della realtà, il predicatore afferma poi che la percezione non è realtà in quanto “fuori della coscienza”!

Se la percezione è una parte della realtà assieme al concetto per costui significa che essa non è realtà assieme al concetto ma è non realtà.

Ciò però può essere detto solo assolutizzando i concetti, vale a dire eristicamente, per dimostrare tutto e il contrario di tutto secondo l’arte del pennivendolo Johann Gottlieb Fichte.

Allora vorrei chiedere all’oratore: cosa fai Archiagottlieb, giochi a fare lo Steiner pubblicando idiozie in base alle tue simpatie per Gottlieb Fichte, cioè tutto e il contrario di tutto, senza nemmeno correggerle come se tu fossi già postumo? Non sarebbe meglio studiare la filosofia della libertà prima di predicarla come dottrina fichtiana della scienza?