Militantismo antroposofico?
Il militantismo antroposofico non esiste. Chi - come Pietro Archiati - predica lo "sforzo" di Fichte nel "darsi una mossa", predica ancora l'attivismo di Fichte. Spacciare tale attivismo per filosofia della libertà di Steiner è falsificazione di questa.
Oltretutto l'idealismo solipsista di Fichte, che nega l'esistenza reale di ogni sostanza, tranne quella dell'io pensante di cui si ha coscienza, non c'entra nulla con l'individualismo etico di Steiner.
Io non ho nulla contro Fichte, ma occorre essere sinceri e dire pane al pane soprattutto in merito alla percezione. Se si riconosce di essa solo il relativo concetto, si permane nel concettualismo o nell'idealismo o nello spiritualismo assoluti, mediati dal pensare. Se si riconosce anche l'oggetto non ancora mediato dal pensare, si riconosce l'immediato anche se esso è l'aggregato sconnesso di sensazioni esistenti prima dell'intervento del pensare.
Non è che una cosa la si riconosca solo mediante concetti o dialettiche: se io dormo e la temperatura esterna si abbassa, il freddo mi sveglia, dunque lo percepisco anche se non riconosco ancora di averlo percepito concettualmente o dialetticamente come freddo... Certamente se per qualche motivo si è talmente sfiniti che ci si addormenta a una temperatura troppo bassa si muore. Però l’essere sfiniti a quel livello non è la condizione di chi normalmente si addormenta perché è stanco. Personalmente anche se sono molto stanco e ho sonno non riesco ad addormentarmi se c’è troppo freddo o troppo caldo. Se mi addormentassi per sfinitezza significherebbe quasi un deliquio, uno svenimento, ma quella sarebbe una condizione eccezionale, patologica, cioè anormale, del corpo fisico.
L'oggetto di percezione ed il relativo concetto, se riconosciuti entrambi come facenti parte della realtà, danno la realtà unitaria del mondo. Però se si parte dall'idea di quest'ultima anziché da quel riconoscimento procedente dalla sua osservazione e dal suo relativo pensarla in forme di concetti, si rimane nell'antico monismo negatore della materia o dell'immateriale...
Allora con questo vecchio monismo si può camuffare tutto, cioè dimostrare tutto e il contrario di tutto, e affermandoci creatori dei nostri concetti otteniamo solo di fraintenderci di continuo. Ma il fraintendersi è da liberi cercatori? Non credo.
"Quando io sento un fruscio, cerco innanzitutto il concetto per questa osservazione", ("La filosofia della libertà", cap. 4°).
Se lo cerco significa che poi lo trovo. Ma ciò non significa che io quel concetto lo invento, o che lo creo, come affermano i falsi maestri della filosofia della libertà.
Quando si trova un concetto "non è il soggetto che compie il processo, ma il pensare. Il soggetto non pensa perché è soggetto [leggi: per il fatto di essere soggetto - ndc]; appare piuttosto a se stesso come soggetto perché ha la facoltà di pensare" (ibid.).
Se non si comprende questo della filosofia di Steiner, si sostiene il creazionismo concettuale "dal nulla" credendo nel padre eterno creatore dal nulla e sentendosi al suo pari... non distinguendo però lo spirito dal volere (il pensare dal volere, o l'io dal volere), o da un fare spirituale. Ecco dunque perché poi si catechizza lo "sforzo" di Fichte attraverso l'imperativo "Datti una mossa"! E ciò è aberrante in quanto "si sostituisce l’attivismo all’attività del pensare" che è il massimo dei mali (Massimo Scaligero, “Dell’amore immortale", Roma 1982, p. 309 e 316).
Darsi quella mossa con la pretesa di catechizzare un mondo, oltretutto meramente dedotto dall'io, senza alcun contenuto esperienziale reale, cioè alla Fichte (Steiner, "La filosofia...", op. cit., cap. 2°) è logica paranoide che può diffondersi purtroppo per "catechistico contagio":
"Istintivamente, o inconsciamente, il logico paranoide è portato a trasmettere il proprio male, perché soltanto contagiando la moltitudine, il suo dialettismo rientra nell'ordine della normalità, ossia nell'ordine di una generale necessità, a lui indispensabile come forma di un valore etico: in ciò facilitato dalla stampa, dalla radio-televisione, dalla pubblicità, che oggi sembrano funzionare come suoi appositi strumenti. Il collettivo riconoscimento di una "verità" oggettiva, in quanto trasmessa secondo canone logico-dialettico, operando come una fede, è ciò di cui egli necessita come di un sostegno mistico. Infatti, per istinto sente l'irrealtà della sua dialettica, per istinto cerca un appoggio extradialettico: tende a suscitare la fede più facile, quella che oggi tutti devozionalmente accordano ai risultati dell'indagine scientifico-razionalistica, senza esigenza di verifica. Il contagio dialettico è il più facile [infatti è facile dire agli altri "Datti una mossa" - nota mia], perché fa presa sull'inerzia mentale tendente a darsi giustificazione filosofica e logica evitando sforzo d'autoconoscenza. Tale inerzia è appunto il principio dell'alterazione mentale, o l'alterazione che comincia a divenire normalità, in quanto risponde a uno scadimento del pensiero in dialettismo, e al dialettismo come discorso indipendente dal pensare. Il catechismo assume in tal senso la funzione che oggi può essergli più regolare: operare per la fede che risponde alla segreta necessità del mentale alterato: servire i processi della corporeità e della materia mitizzata e culturizzata" (cfr. M. Scaligero, "Catechismo e contagio" in "La logica contro l'uomo", Roma, 1967).